Monday 3 December 2007

E' obbligatorio essere buoni

Domenica scorsa, dopo Fiorentina-Inter, i giocatori delle due squadre si sono stretti la mano e si sono salutati.
Normale, no? Tutti noi salutiamo le persone che incontriamo. Buongiorno, buonasera, come va.

Nel calcio no. I giornali infatti hanno ripreso la notizia come se fosse un evento incredibile (ed in effetti lo e', visto che non accade mai).
In perfetto stile "all'Italiana", la Lega Calcio, capace di passare tra le piu' grandi disavventure dello sport con la reattivita' di un bradipo intorpidito (dal doping a Moggiopoli ad anni di combattimenti negli stadi), si e' improvvisamente animata ed ha pensato bene di lanciare una grande, innovativa operazione. Da gennaio, sara' obbligatorio salutare gli avversari a fine gara.

In Lega Calcio devono aver assunto dei nuovi strateghi, ultimamente, perche' un'idea di questa portata non puo' venire a comuni mortali. C'e' del genio, qui.
Ma la Lega non ci sta a far passare questa trovata come un gesto isolato, un colpo di fortuna del genio di turno: i grandi cervelli c'erano da prima, e il loro impegno e' sempre stato costante. In passato infatti, fa notare Marco Brunelli, segretario generale della Lega, "i club avevano discusso dell'opportunità di adottare una qualche forma di cerimonia di chiusura delle gare e, in qualche occasione, si erano anche sperimentate delle iniziative. Era accaduto che si sperimentassero delle forme di fair play nel campionato Primavera, nei preliminari di coppa Italia e quest'anno nella giornata del fair play".

Pensate un po'. E' stato sperimentato, per giunta nel campionato primavera! Come se un saluto fosse un agente chimico, o un virus mutante. Meglio non correre rischi. Far dare la mano ai giocatori e' un atto grave di buona educazione, forse i giocatori non sono pronti. Probabilmente il campionato primavera serviva anche da scudo, in caso di problemi l'avrebbero fatta passare per una ragazzata. E vabbe', sono ragazzi, ogni tanto un buongiorno ci puo' scappare..

La lega sta addirittura lavorando ad un cerimoniale che presentera' alle societa' il 13 dicembre, per approvazione. D'altra parte far scambiare qualche saluto ai giocatori e fargli stringere la mano non e' una cosa semplice: bisogna concordarlo ed essere tutti d'accordo.

Per pubblicizzare la nuova trovata, si sono persino azzardati a paragonarsi al rugby: "Il terzo tempo del rugby anche nel calcio".
Ma il rugby e' un'altra cosa, un altro pianeta: e' uno sport correttissimo dall'inizio alla fine, sia in campo che fuori, tant'e' che i tifosi delle due squadre siedono insieme sugli spalti. E il saluto tra i giocatori a fine partita e' cosi' "normale" da non meritarsi nessun nome o rituale particolare. Si danno semplicemente la mano, si complimentano a vicenda. Solo piu' tardi scatta il "terzo tempo", che consiste nel ritrovarsi, insieme agli avversari, a bere birra insieme.

Allora questa storia della stretta di mano cos'e'? Siamo onesti: e' un'operazione di facciata, che non risolvera' nessuno dei problemi che appestano il calcio italiano. Per carita', il gesto e' bello, ma in assenza di altre iniziative (che non ci sono) rimarra' un gesto isolato che fara' solo perdere tempo ai giocatori.

D'altra parte la sperimentazione lo ha dimostrato: Si era trattato di un saluto dei 22 giocatori richiamati nel cerchio di centrocampo dalla terna arbitrale, "un'iniziativa peraltro sfuggita alla maggior parte degli osservatori e degli spettatori e ritenuta dalle società troppo macchinosa".

Insomma, in Italia salutarsi gentilmente e' complicato e fa perdere tempo. Molto meglio mandarsi a quel paese, che e' facile e non richiede nessun cerimoniale (ed e' persino approvato dalla Cassazione).
E allora perche' a quel paese non ci mandiamo proprio la Lega Calcio?

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